IL SEQUESTRO

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IL SEQUESTRO

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Pubblicato da Redazione in Spettacolo · 10 Aprile 2023
Sul palco del Martinitt con la primavera arriva voglia di libertà, a tutti i costi. Anche a costo di toglierla a qualcuno, in nome della causa… e delle risate. La pièce di Fran Nortes, interpretata con naturalezza e tanto divertimento da un quintetto d’eccezione, sposa perfettamente la filosofia del tempio milanese della commedia: affrontare –e in questo caso denunciare- temi anche forti, con il buonumore. Quello su cui si accenderanno i riflettori è un racconto di lotta e di esasperazione, che vuole scuotere la coscienza scuotendo il diaframma. Perché ridere fa bene e fa anche pensare. In scena fino al 23 aprile. Una commedia brillante, dalla penna del drammaturgo spagnolo Fran Nortes, inedita in Italia fino al debutto la scorsa estate al Festival Teatrale di Borgio Verezzi, irrompe con la sua rocambolesca trama nella primavera del Martinitt. IL SEQUESTRO, in scena dal 7 al 23 aprile, cammina sul filo degli opposti, a partire dal tema drammatico e il modo esilarante di trattarlo. Cinque i bravissimi interpreti, alcuni dei quali ben noti al pubblico di via Pitteri: Nino Formicola (Paolo, il sequestratore), Roberto Ciufoli (Mauro, il cognato), Sarah Biacchi (Monica, la sorella), Daniele Marmi (Angelo, il sequestrato) e Alessandra Frabetti (Ministra, madre di Angelo). A coordinarli, il regista Rosario Lisma, che sottolinea: “Credo fortemente che la risata sia da sempre –dall’origine del teatro e quindi dell’umanità, da Aristofane a Chapli, fino ai giorni nostri- la forza più dirompente per spostare la mente di chi guarda”. In perfetto stile Martinitt, questa pièce attribuisce alla risata intelligente il superpotere di condividere temi forti anche con chi tende a sentirsene oppresso. Il dramma che va in scena può essere il dramma di tutti e riderne aiuta a umanizzarlo. I protagonisti sul palco, come molti nella vita, sono schiacciati da una grave ingiustizia, da poteri più grandi di loro, da disonestà e cinismo che minacciano diritti, proprietà, libertà… ma soprattutto dignità. Temi seri come la coscienza e il vivere civile non riescono a inceppare un meccanismo comico preciso come un orologio. E in sala esplode si l’indignazione, ma anche e soprattutto la risata.



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